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Autore: mragnedda Pagina 31 di 34

Notizie che Claudio Pagliara (inviato RAI) non dirà.

gaza_1_resizeRiprendo dal sito di Repubblica alcuni “Ultim’ora” che Claudio Pagliara eviterà bene di dire in televisione e il nostro pessimo ministro degli affari esteri Frattini rifiuterà di commentare. Su queste notizie non si può tacere, a meno di essere in assoluta malafede. Nessuno qui difende Hamas: ma un milione e mezzo di persone vivono in prigione, come in un campo di concentramento, senza cibo e medicine. E questo, caro Claudio Pagliara, non succede da quando Israele ha cominciato a bombardare su larga scala, ma da quasi due anni. È questo che da forza agli estremisti. Il 70% di disoccupati, persone che per mangiare deve aspettare gli aiuti della comunità internazionale che Israele blocca, nessuno può uscire da quella prigione, ogni tanto qualche bomba qua e là. Poi ci si sorprende se alla tracotanza si risponde con arroganza, se alla violenza si risponde con violenza. Ci si sorprende. E poi sentiamo Claudio Pagliara che dice, la colpa è di Hamas. Vergogna. Hamas ha le sue colpe, ma non si può dimenticare le colpe di Israele e non si può far finta di non vedere che a Gaza vivono un milione e mezzo di persone come in un campo di concentramento. Non si può. A meno di essere in malafede o faziosi. Esattamente l’opposto di quanto la deontologia professionale del giornalista richiede.

16:49 Unrwa: “La crisi peggiora di ora in ora”

La pausa di tre ore nei combattimenti e’ ”insufficiente” e la crisi umanitaria nella Striscia di Gaza peggiora ”di ora in ora”. E’ quanto ha denunciato il portavoce dell’Unrwa, l’Agenzie delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi. Christopher Gunness ha precisato che gli 1,5 milioni di abitanti del territorio sono in una situazione ”critica”. Il portavoce dell’agenzia dell’Onu ha sottolineato che le riserve di cibo bastano solo per qualche giorno, specialmente dopo la chiusura del valico di Karni tra Israele e la Striscia di Gaza, abitualmente utilizzato per le consegne alimentari.

16:09 Croce Rossa: Israele ha violato il diritto umanitario internazionale

La Croce Rossa internazionale (Cicr) ha oggi accusato le forze israeliane a di avere ritardato l’accesso ai feriti in un quartiere di Gaza, tra cui quattro bambini che per quattro giorni sono rimasti in casa senza cibo e acqua accanto al cadavere della madre. Il Cicr sostiene che le forze israeliane rallentano i soccorsi e impediscono alle ambulanze di evacuare i feriti dalle zone colpite. “Quanto è accaduto è semplicemente scioccante”, ha detto il responsabile del Cicr in Israele, Pierre Wettach. Le aumbulanze, ha aggiunto, sono state autorizzate a intervenire solo mercoledi, ossia quattro giorni dopo l’inizio dell’offensiva terrestre. “I militari israeliani dovevano sapere bene qual era la situazione ma non hanno fatto niente per soccorrere i feriti”, ha proseguito Wettach. In un duro comunicato diffuso oggi a Ginevra, il Cicr sostiene che “in questa circostanza gli israeliani non hanno fatto fronte ai loro obblighi in base al diritto umanitario internazionale”.

Claudio Pagliara e l’informazione Rai sulla guerra a Gaza

gaza-shellingLa Striscia di Gaza è occupata da 41 anni: la colpa è di Hamas (nata nel 1987).

Israele non rispetta da tempo le risoluzioni dell’ONU: la colpa è di Hamas.

Israele tiene da 19 mesi un milione e mezzo di persone nella Striscia di Gaza, come fossero in una prigione a cielo aperto, continuando a bombardare e uccidere civili e miliziani: la colpa è di Hamas.

Israele da 12 giorni bombarda indiscriminatamente civili e militanti, donne e bambini, scuole e ospedali, infrastrutture civili e depositi militari: la colpa è di Hamas.

Israele bombarda ospedali, famiglie, bambini (più di 100 quelli già morti in poco più di dieci giorni): la colpa è di Hamas.

Israele bombarda le scuole dell’ONU ben segnalate e riconoscibili, con decine e decine di bambini e donne: la colpa è Hamas.

Israele non fa entrare nella Striscia di Gaza medicinali, viveri: la colpa è di Hamas.

Israele usa fosforo bianco, un’arma letale vietata dalla convenzione di Ginevra, dentro i centri abitati: la colpa è di Hamas.

Decine di migliaia di bambini sono sotto choc, tramautizzati, per sempre psicologicamente compromessi: la colpa è di Hamas.

Tre ospedali mobili di una ONG danese vengono bombardatati: la colpa è di Hamas.

A sentire “l’imparziale” inviato Rai Claudio Pagliara, tutto è colpa di Hamas.

Israele dice di non trattare con i terroristi di Hamas: guardate una nota terrorista di Hamas. Ha ragione Pagliara: la colpa è di Hamas.

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Questo è lo stato dell’informazione italiana. Questa bambina non ha nessuna colpa. Questa bambina, anche se palestinese, è una vittima innocente di un bombardamento barbaro. Vi prego guardatela negli occhi e pensate: e se fosse mia figlia? E se fosse vostra figlia?

Meno male abbiamo un “imparziale” ministro degli esteri, probabilmente il peggiore che la repubblica italiana abbia mai conosciuto, Franco Frattini, che chiede agli amici israeliani di bloccare l’offensiva militare.  Sicuramente lo ascolteranno, lui che è così autorevole. D’altronde aveva assicurato qualche giorno fa che Israele non avrebbe mai invaso, via terra la Striscia di Gaza.  Dopo due giorni è stato smentito.

Una domanda nasce spontanea: questo bombardamento di civili inermi, queste centinaia di bambini uccisi, aiuteranno la formazione di quella cultura della pace, fondamentale tanto per Israele quanto per la Palestina? Questi indiscriminati bombardamenti piegheranno Hamas o gli daranno più forza?

Una cosa per ora è certa: si tratta di crimini contro l’umanità, anche se Claudio Pagliara dirà: è colpa di Hamas.

Pandora TV

pandorasassari“Anche i media indipendenti (alternativi) possono svolgere un ruolo importante. Sebbene dotati (per definizione) di scarse risorse, acquistano importanza allo stesso modo delle organizzazioni popolari: unendo le persone con risorse limitate che, interagendo tra loro, possono moltiplicare la loro efficacia e la loro comprensione – il che costituisce esattamente quella minaccia democratica tanto temuta dalle élite dominanti.” Chomsky.

Per presentare il nuovo fomat televisivo Pandora TV non potevo non usare che le parole di Chomsky.

Lunedì 15 la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Sassari, aprirà le porte alla presentazione di questo nuova e indipendente televisione, convinta com’è che l’Università debba essere il luogo di discussione critica, debba aprirsi alle iniziative che promuovono la democrazia. L’Università non può essere solo il luogo dove si impartiscono lezioni, concetti, dove si studia: l’Università deve anche essere il polmone critico della società, deve preparare le future generazioni a pensare criticamente e autonomamente. L’Università deve essere il luogo di discussione e di formazione dello spirito critico.

Ecco perché lunedì 15 dicembre ore 17 presenteremo questa nuova tv indipendente.

Sindrome di Quirra

perdasdefogu1Prendo spunto dall’ultimo romanzo di Carlotto & MamaSabot Perdas de Fogu, E/O edizioni, per riproporre il documentario a cura di Maurizio Torrealta per RaiNews24, sulla Sindrome di Quirra. I dati sono agghiaccianti e le testimonianze sono da brividi.

Il merito del libro di Carlotto, frutto di una lunga e meticolosa inchiesta condotta da Massimo Carlotto e dal gruppo di scrittori uniti nella sigla Mama Sabot, è quello di proporre un’indagine mozzafiato, una denuncia coraggiosa dei giochi sporchi di ambienti politici e militari ai danni della nostra salute e sicurezza.

L’inchiesta che qui ripropongo mostra la terribile e poco conosciuta situazione in cui versa l’intera area di Quirra, nel sud della Sardegna, che si trova a fare i conti con tumori, malfarmozioni, malattie respiratorie. Per dirla con le parole dell’ex senatore Maura Bulgarelli, i numeri sono da Chernobyll. E il peggio potrebbe ancora venire, con la trasformazione del poligono in luogo di sperimentazione di armi da parte di privati. L’intera area rischia di divenire il banco di prova di armi micidiali e materiali altamente tossici, proveniente da tutta l’Europa. Non possiamo rimanere in silenzio dinanzi a questa violazione e violenza, non solo della nostra terra, ma della saluta di migliaia di persona. Tutto questo sta accadendo oggi e sotto i nostri occhi. Rimanere in silenzio significa essere complici. Come Gramsci insegna: le cose non accadono perché una ristretta minoranza di persone vuole che accadano, ma perché la maggioranza delle persone lascia che accadano. Non possiamo permettere che tutto questo accada oggi, senza muovere un dito, senza protestare, senza far sentire la nostra voce, la nostra indignazione e la nostra preoccupazione. Semplicemente non possiamo.

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Fascist Legacy – Un’eredità scomoda

Fascist Legacy (“L’eredità del fascismo”) è un documentario della BBC sui crimini di guerra commessi dagli italiani durante la Seconda Guerra Mondiale. La RAI acquistò una copia del programma, che però non fu mai mostrato al pubblico. La7 ne ha trasmesso ampi stralci nel 2004. Il documentario, diretto da Ken Kirby, ricostruisce le terribili vicende che accaddero nel corso della guerra di conquista coloniale in Etiopia – e negli anni successivi e delle ancora più terribili vicende durante l’occupazione nazifascista della Jugoslavia tra gli anni 1941 e 1943. Particolarmente crudele la repressione delle milizie fasciste italiane nella guerriglia antipartigiana in Montenegro ed in altre regioni dei Balcani. Tali azioni vengono mostrate con ottima, ed esclusiva, documentazione filmata di repertorio e con testimonianze registrate sui luoghi storici nella I puntata del film. Il documentario mostra anche i crimini fascisti in Libia e in Etiopia. Nella II puntata il documentario cerca di spiegare le ragioni per le quali i responsabili militari e politici fascisti -colpevoli dei crimini- non sono stati condannati ai sensi del codice del Tribunale Militare Internazionale di Norimberga, per crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Conduttore del film è lo storico americano Michael Palumbo, autore del libro “L’olocausto rimosso”, edito -in Italia- da Rizzoli. Nel film vengono intervistati -fra gli altri- gli storici italiani Angelo Del Boca, Giorgio Rochat, Claudio Pavone e lo storico inglese David Ellwood.

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I costi della politica: più 100 milioni

I Palazzi del potere hanno aumentato le spese Dalle agende alle liquidazioni, sprechi e privilegi

Nelle bellissime agende da tavolo e agendine da tasca del Senato, appositamente disegnate per il 2009 dalla fashion house Nazareno Gabrielli, tra i 365 giorni elegantemente annotati ne manca uno. Il giorno con il promemoria: «Tagli ai costi della politica». A partire, appunto, dal costo delle agendine: 260.000 euro. Mezzo miliardo di lire. Per dei taccuini personalizzati. Più di quanto costerebbero di stipendio lordo annuo dodici poliziotti da assumere e mandare nelle aree a rischio. Il doppio, il triplo o addirittura il quadruplo di quanto riesce a stanziare mediamente per ogni ricerca sulla leucemia infantile la Città della Speranza di Padova, la struttura che opera grazie a offerte private senza il becco di un quattrino pubblico e ospita la banca dati italiana dei bambini malati di tumore.
Sentiamo già la lagna: uffa, questi attacchi alle istituzioni democratiche! Imbarazza il paragone coi finanziamenti alle fondazioni senza fini di lucro? Facciamone un altro. Stando a uno studio del professor Antonio Merlo dell’Università della Pennsylvania, che ha monitorato gli stipendi dei politici americani, quelle agendine costano da sole esattamente 28.000 euro (abbondanti) più dello stipendio annuale dei governatori del Colorado, del Tennessee, dell’Arkansas e del Maine messi insieme. È vero che quei quattro sono tra i meno pagati dei pari grado, ma per guidare la California che da sola ha il settimo Pil mondia-le, lo stesso Arnold Schwarzenegger prende (e restituisce: «Sono già ricco») 162.598 euro lordi e cioè meno di un consigliere regionale abruzzese.
Sono tutti i governatori statunitensi a ricevere relativamente poco: 88.523 euro in media l’anno. Lordi. Meno della metà, stando ai dati ufficiali pubblicati dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, degli emolumenti lordi d’un consigliere lombardo. Oppure, se volete, un quarto di quanto guadagna al mese il presidente della Provincia autonoma di Bolzano Luis Durnwalder, che porta a casa 320.496 euro lordi l’anno. Vale a dire quasi 36.000 euro più di quanto guadagna il presidente degli Stati Uniti.(…) Se è vero che non saranno le agendine o i menu da dieci euro a portare alla rovina lo Stato italiano, è altrettanto vero però che non saranno le sforbiciatine date dopo il deflagare delle polemiche a raddrizzare i bilanci d’un sistema mostruosamente costoso. Né tanto meno a salvare la cattiva coscienza del mondo politico. Certo, l’abolizione dell’insopportabile andazzo di un tempo, quando bastava denunciare la perdita o il furto di un oggetto per avere il risarcimento («Ho perso una giacca di Caraceni». «Prego onorevole, ne compri un’altra e ci porti lo scontrino»), è un’aggiustatina meritoria. Come obbligati erano la soppressione a Palazzo Madama del privilegio del barbiere gratuito e l’avvio di un nuovo tariffario (quasi) di mercato: taglio 15 euro, taglio con shampoo 18, barba 8, frizione 6… E così la cancellazione del finanziamento di 200.000 euro per i corsi di inglese che non frequentava nessuno. E tante altre cosette ancora. Un taglietto qua, una limatina là… (…) Sul resto, però, buonanotte. L’andazzo degli ultimi venti anni è stato tale che, per forza d’inerzia, i costi hanno continuato a salire. Al punto che i tre questori Romano Comincioli (Pdl), Benedetto Adragna (Pd) e Paolo Franco (Lega Nord), nell’estate 2008, hanno ammesso una resa senza condizioni scrivendo amaramente nel bilancio: «Non è stato possibile conseguire l’obiettivo di inversione dell’andamento della spesa in proposito fissato dal documento sulle linee guida».

Come Cossiga insegna

Berlusconi parla di farla finita con le occupazione. Dà istruzione dettagliate (ordini, stile fascista) al ministro dell’interno su come intervenire. Cossiga glielo ricorda: fai infiltrare qualcuno e poi picchiali. Il resto lo fanno le sue televisioni che parlano di rissa: ma che ci faceva un camion pieno di spranghe, all’interno di una manifestazione? Perchè si è concesso a quel camion di essere lì, sotto gli occhi della polizia? La situazione è molto più grave di quello che si creda. Ma le televisione del padrone continueranno a dire che si trattava di facinorosi di sinistra, di movimento violento. Io sono appena rientrato da una manifestazione di studenti e docenti, qua a Sassari: l’unica cosa che ci animava era la protesta contro i tagli che uccideranno le Università e le scuole pubbliche. E’ stata una manifestazione assolutamente pacifica. Per bloccare questa onda anomala, l’unico rimedio, pensa bene il premier, è mandare la polizia e infiltrare squadristi: e così sta facendo. Dai filmati si vede chiaramente come, i fascisti di Piazza Navona, avessero una tecnica paramilitare ed in questo video si vede come uno di loro, sia in atteggiamenti molto intimi con la polizia. [youtube=http://it.youtube.com/watch?v=dzSs2nCpDsw&feature=email]

Con il decreto Gelmini si tagliano i fondi all’Università.

Ascoltate Aldo Giannuli, docente di Storia contemporanea alla Statale di Milano. Con il decreto Gelmini si tagliano fondi alle università e docenti. Tra “sette-otto anni, il corpo docente diminuirà di circa il quaranta per cento di unità”.[youtube=http://it.youtube.com/watch?v=-NV_EUxk1Vk]

Qui di seguito il testo dell’intervento
“La situazione dell’università è già una situazione disastrosa da molti anni, peraltro la Gelmini non ha tutte le colpe che le vengono date perché la Gelmini sta solo ultimando un percorso iniziato con l’ex ministro Ruberti e che va sempre più verso la privatizzazione dell’università e la sua trasformazione in impresa. Questo succede in un’università che già da tempo è ipo alimentata dal punto di vista finanziario. Strutturalmente, ormai, il sottofinanziamento fa parte della storia della nostra università.
Sono ormai più di 35 anni che la nostra università riceve mediamente un quarto in meno, in termini di bilancio statale, in termini di quello che riceve la media delle università europee. E’ l’università peggio organizzata, peggio pagata,sulla quale sono state fatte una serie di riforme sbagliate ed è ormai al limite del collasso. In questa situazione si aggiungono nuovi tagli e lei capisce che questo significa il colpo di grazia per una struttura già molto sofferente. Se la stessa riforma dice che per i prossimi anni si può mettere a concorso un posto ogni cinque di quelli che vanno in pensione, lei mi sa dire di quale meritocrazia stiamo parlando? Se non ci sono concorsi di che merito parliamo? Si dice uno su cinque fino al 2011 e dopo uno su due.

Internet: tra nuovi movimenti e vecchi sogni libertari

Qui di seguito l’abstract del paper presentato all’interno del Convegno nazionale “Oltre l’individualismo? Rileggere il legame sociale tra nuove culture e nuovi media” promosso dalla sezione PIC dell’AIS (Associazione Italiana Sociologia) all’Università di Milano-Bicocca.

Il contributo parte dall’assunto che Internet sia visto non soltanto come il luogo e l’ambiente privilegiato di nuovi movimenti sociali, ma anche come la culla di nuove speranze e di vecchi sogni libertari. Qualcuno vi ha alimentato il sogno anarchico, di un nuovo movimento di rivendicazione di diritti, vedendo nella rete un luogo indipendente, lontano da centri di potere (Barlow 1996). Internet è anche visto come il luogo della riscossa democratica, della cyberdemocrazia (Lévy 2002), di una nuova base per la decisione e il coinvolgimento dei cittadini in un’epoca post-ideologica, in cui le differenze partitiche sono quasi nulle o inesistenti (De Kerckhove 2006). Ad alimentare questa idea vi sono le sue caratteristiche rizomatiche, il suo rifiutare ogni relazione di tipo gerarchico, lo strutturarsi in maniera orizzontale e non verticale. Al di là di queste tecnoentusiastiche analisi, emerge anche qualche voce critica. Autori quali Lessing (2006, 2008), Rodotà (2006), Lovink (2008) mettono in luce, in diverso modo, quanto il mito di un nuovo ambiente completamente libero da condizionamenti esterni, da un centro e da una struttura verticale, sia duro a morire, nonostante gli episodi che hanno accompagnato la rete nell’ultimo lustro: il caso cinese in primo luogo, ma anche la dataveillance, i computer-matching, e-profile sempre più accurati.

Italian Group on Surveillance Studies

In occasione del I festival internazionale del diritto (Piacenza 25/28 settembre 2008) diretto dal Prof. Stefano Rodotà, si è costituito, sotto la supervisione e i consigli del Prof. David Lyon,  il gruppo di ricerca,  Italian Group on Surveillance Studies (IGSS)

Il professor David Lyon, uno degli ospiti del festival, ci ha invitato a tenere un workshop sul tema della sorveglianza, proprio con l’obiettivo di dare il via ad un gruppo di ricerca sulle tematiche legate alla sorveglianza.

Si è costituito così un gruppo di studio composto da ricercatori e studiosi italiani che si occupano di sorveglianza, con particolare attenzione alle nuove forme di sorveglianza e alle implicazioni sociali. Fa parte della rete internazionale di studi sulla sorveglianza di cui il Surveillance Project presso la Queens’ University, Kingston, Canada, rappresenta un punto di riferimento.

Il gruppo di ricerca è composto da (in ordine nella foto da sinistra verso destra):

Andrea mu Brighenti dell’Università di Trento

Massimo Ragnedda dell’Università di Sassari

Chiara Fonio dell’Università Cattolica di Milano

(Prof. David Lyon che evidentemente non fa parte del gruppo di ricerca italiano ma costituise il saldo punto di riferimento dei nostri lavori)

Monica Zuccarini dell’Università Federico II di Napoli

Davide Calenda Università di Firenze.

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