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Autore: mragnedda Pagina 15 di 34

In Siria i ribelli laici non esistono più. Al Qaeda ha preso il loro posto

syriaL’Occidente, nel nome della Realpolitik, ha accettato l’idea che la soluzione migliore per la Siria, e per il mondo occidentale, sia ancora Assad. Questo non significa che Assad sia un santo o che all’improvviso sia diventato un presidente democratico, ma semplicemente che Assad è il male minore. D’altronde l’Occidente accetta e sostiene dittature molto più feroci e temibili di quella siriana: penso alle petromonarchie e in particolare all’Arabia Saudita, senza ombra di dubbio una delle società più chiuse e antidemocratiche al mondo. In Siria l’opposizione laica non esiste quasi più, il Comandante dell’Esercito libero siriano, il generale Salim Idris, è fuggito dopo che gli integralisti islamici hanno preso il controllo delle sue basi ai confini della Turchia, e sul campo di battaglia ci sono quasi esclusivamente miliziani islamici giunti da tutto il mondo per combattere la loro guerra santa. Guerra santa che niente ha a che fare con la giusta battaglia per la libertà e per i diritti per i quali, all’inizio, i ribelli lottavano. I fondamentalisti sunniti che combattono in Siria, lottano con l’obiettivo di trasformare la Siria in un califfato. Combattono una guerra confessionale per arginare l’ascesa dello sciismo iraniano e contenere l’influenza di Teheran in Medio Oriente. Perché in fondo la vera battaglia è quella. Il regime saudita usa tutta la sua influenza politica, economica e militare per arginare l’Iran, paese di ben altro calibro intellettuale, culturale e sociale. La cultura millenaria persiana non è nemmeno lontanamente paragonabile a quel tribale e medioevale paese che è l’Arabia Saudita e l’Occidente dovrebbe avere il coraggio di aprirsi un po’ di più all’Iran e chiudersi, invece, all’Arabia Saudita.

Il disagio sociale aumenta e ora qualcuno prova a strumentalizzarlo

Protesta dei Forconi a TorinoMassimo Ragnedda (Tiscali). Riporto alcuni dati dell’ultimo rapporto Censis che fotografano, in maniera spietata, l’Italia degli ultimi anni. Uno spaccato della nostra società sul quale è necessario fare delle serie riflessioni. È necessario fermarsi un attimo e porci delle domande per vedere il malcontento generale, il disagio sociale e la rabbia che cova. È necessario riflettere su questi dati per capire quanto sia facile e pericoloso, in questo frangente storico, strumentalizzare il malcontento e trasformarlo in azione. Il primo dato preoccupante si riferisce al risparmio delle famiglie italiane. L’Italia, da sempre considerata terra di risparmiatori, non riesce più a mettere da parte soldi che possono essere utili in caso di necessità: dal 2007 al 2012 il risparmio netto annuo per famiglia è passato da 4.000 euro a 1.300 euro. Una caduta verticale che ci deve far interrogare sul potere di acquisto delle famiglie, sempre più ridotto, e sulla capacità di far fronte a spese impreviste. La capacità di risparmiare, come è facile immaginare, incide anche sul mercato immobiliare. Non è un caso infatti che nello stesso periodo le compravendite di case siano crollate del 45%, con tutte le conseguenze a catena che questo comporta.

Mandela, che ipocrisia: sino a 5 anni fa per gli USA era un terrorista

mandelaMassimo Ragnedda (Tiscali) Quanta ipocrisia sulla morte di Nelson Mandela. Messaggi di cordoglio da tutto il mondo, capi di Stato e comuni cittadini di ogni angolo del pianeta uniti nel dolore e nel ricordare uno degli ultimi grandi personaggi del ‘900. Mandela messaggero di pace; Mandela idolo della lotta alla libertà; Mandela uomo di speranza. Dall’Inghilterra agli USA, dall’Italia alla Francia, tutti in fila per esprimere il proprio cordoglio ad un uomo che ha trascorso 27 anni della sua vita in carcere per combattere contro l’Apartheid. Un uomo che, però, sino a qualche anno fa era ancora nella lista nera dei terroristi stilata dagli Stati Uniti. D’altronde, se ha trascorso quasi 27 anni in carcere è per aver combattuto contro un sistema, quello dell’Apartheid, imposto e difeso dalle potenze coloniali occidentali. D’altronde, se è stato catturato, è stato grazie al ruolo della CIA che ha aiutato la polizia sudafricana ad arrestare il terrorista Mandela. La Thatcher, ex primo ministro inglese, aveva più volte ritenuto Mandela un terrorista, esattamente come fece Reagan, ex presidente americano, che in più occasioni aveva definito Mandela un pericoloso terrorista. E per giunta comunista. Ma gli Stati Uniti hanno fatto molto peggio: hanno inserito Mandela e gli altri membri dell’ANC (African National Congress) nella lista nera americana dei terroristi. E la cosa assurda è che Mandela è rimasto in quella lista sino al 2008, ovvero sino a cinque anni fa, nonostante avesse nel frattempo vinto il premio Nobel per la pace e nonostante avesse avuto centinaia di premi e riconoscimenti internazionali. Mandela era dunque, per gli Stati Uniti e l’Inghilterra, un pericoloso terrorista.

Ripensare le priorità del Paese: è più importante la Tav o mettere in sicurezza il territorio?

dissestoMassimo Ragnedda (Tiscali) Con l’investimento pubblico oggi destinato alla costruzione della Tav si rimedierebbe al dissesto geologico del 50% del territorio italiano. Dopo la tragedia che ha colpito la Sardegna (16 morti e migliaia di sfollati) sarebbe necessario che il governo ripensasse alle priorità del paese. È doveroso per un governo chiedersi come debbano essere gestite le risorse pubbliche. Chi governa deve essere in grado di capire quali sono le necessità di un paese. E allora, la priorità è investire 20 miliardi di euro per costruire una rete ferroviaria che sarà pronta tra 20 anni e che accorcerà i tempi di 30 minuti per raggiungere Lione (manco fosse il centro del mondo) o la priorità è la messa in sicurezza di interi paesi e città?

Lettera aperta a Prof. Zeno-Zencovich sulla corruzione accademica in Italia

universita_644_autoCut_664x230Massimo Ragnedda (Tiscali) Illustre professore (il Prof. Zeno-Zencovich è ordinario di diritto comparato presso l’Università Roma Tre e rettore dell’istituto privato Luspio NdR), ho avuto modo di vedere l’intervista che ha rilasciato a Il Fatto Quotidiano circa i concorsi universitari in Italia e mi sento in dovere di ringraziarla. In realtà non ha detto niente di nuovo, tutti conosciamo l’inutilità dei concorsi universitari italiani, il sistema antidemocratico della cooptazione e la farsa concorsuale. Ciò nonostante, e lo dico senza ironia, mi sento comunque di ringraziarla per avermi fatto capire, una volta di più, che la mia dolorosa decisione di abbandondare il torbido mondo accademico italiano sia stata, per me, la scelta giusta. L’ho capito, in realtà non ve ne era bisogno, sentendo le sue parole e il suo modo baronale di ragionare. Non parlo della sua lettera ironica, che a tratti ho trovato anche divertente e intelligente, ma della sua intervista. Mi permetta, poiché sono parte in causa, solo alcune precisioni.

Io so chi ha ucciso Arafat. Lo so, anche se non ho le prove

Massimo Ragnedda (Tiscali)arafat-620x365Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi. Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero”. Così, quasi quaranta anni fa, scriveva uno dei più grandi scrittori e intellettuali italiani: Pier Paolo Pasolini. Parlava delle stragi di Milano, di Brescia e di Bologna. Ho sempre amato questo scritto corsaro pubblicato sul Corriere della Sera nel lontano Novembre del 1974. Ho sempre amato questa nuda e acuta riflessione scritta da un inarrivabile maestro. L’ho sempre amata perché mille volte mi sono trovato a pensare e a scrivere (nel mio piccolo si intende) di cose di cui non avevo le prove, eppur mi sentivo sicuro.

I governi di Unità nazionale sono una chiara strategia dei poteri forti

142626 RAVAGLI - CAMERA: IL PREMIER ENRICO LETTA PRESENTA IL PROGRAMMAMassimo Ragnedda (Tiscali)  Proviamo a riflettere assieme: cosa sarebbe successo se in questi due anni in cui siamo usciti dal G8, abbiamo aumentato il debito pubblico, tagliato le pensioni, aumentato la pressione fiscale, fatto chiudere decine di migliaia di piccole aziende, aumentato la disoccupazione (sono 6 milioni i disoccupati in Italia) e mille altre cose nefaste frutto dei due governi di unità nazionale, ci fosse stato al governo “solo Berlusconi” o “solo Bersani”? Davvero, mi e vi chiedo, cosa sarebbe successo? Se Berlusconi avesse fatto quanto fatto da Monti, credete che il PD sarebbe stato muto o, al contrario, avrebbe cavalcato la protesta soffiando sul fuoco (non per cambiare le cose ma per cambiare il governo)? La CGIL sarebbe stata zitta o avrebbe invaso le strade? La Repubblica, Ballarò, Fazio e i Media/PD sarebbero stati complici o avrebbero gettato benzina sul fuoco, dando fiato alle trombe e aizzando la protesta cercando di indirizzarla verso Berlusconi? E al contrario, se i pessimi risultati del governo Letta-Brunetta fossero stati frutto di un governo PD, magari guidato da Bersani, pensate che i media di Berlusconi sarebbero stati così accondiscendenti (ora iniziano ad esserlo meno, per dirla tutta) o avrebbero mediaticamente gonfiato la crisi, intervistato persone in difficoltà, familiari di persone che hanno perso la vita o imprenditori che hanno perso tutto? Non credete che strumentalmente avrebbero “sfruttato” la crisi per dare voce al malcontento popolare e cercare, così, di captare la delusione e trasformarla in sostegno elettorale?

Il Portogallo licenzia e taglia gli stipendi pubblici. Domani toccherà all’Italia

speculazioneMassimo Ragnedda (Tiscali)  Guardare quanto sta succedendo in Portogallo è molto istruttivo. In pratica si sta ripetendo quanto già successo in Grecia e quanto potrebbe succedere a breve anche in Italia.  Gli Stati europei si indebitano (come tutti gli altri Stati al mondo), ma non potendo emettere moneta (a differenza del Giappone, degli USA, dell’Inghilterra e della Svizzera) chiedono aiuto alla Troika (Banca Centrale Europea, Fondo Monetario Internazionale e Unione Europea) la quale ben volentieri concede prestiti, ovviamente chiedendo qualcosa in cambio. E indietro non vuole solo i soldi che ha prestato più gli interessi da strozzino, ma impone anche un insieme di “misure” per snellire lo Stato Sociale. Lo Stato in debito (così come fanno i cittadini che indebitati e disperati chiedono “aiuto” agli strozzini) è costretto ad accettare queste draconiane misure, anche se queste comportano (così come succede alle persone ricattate dagli usurai) un peggioramento della loro situazione iniziale.

Social Networks and the Protection of Personal Information. When Privacy Is Not Perceived As a Right

ZIE54DAMassimo Ragnedda, Social Networks and the Protection of Personal Information. When Privacy Is Not Perceived As a Right, Monograph, Privacy and new Technologies, International Federation for Information Processing, 2013

Abstract. On Social Networking Sites (SNS), users freely and without anxiety give sensitive and private data about which they might previously have jealously guarded. The research that I conducted at the University of Sassari (n = 1047), suggests that students have a different approach to the protection of Personal Information: lascivious online and protectionist offline. Students seem to underestimate the risk of posting data because they are unaware of the phenomenon of dataveillance. In fact, 86% said that the main visitors of their personal profile are friends, so they do not worry about data because they have nothing to hide from friends. This makes the perception of SNS more familiar and intimate and lowers social and cultural defenses against the possible intrusion of strangers in their digital world. Only 29.4% said that they often or always heed the privacy policy before registering for a site, and 54% never or rarely read the privacy policy. The role of marketing agencies that scan, match and connect data of individual users with the goal of building an accurate e-profile profile of individual users, seems not be perceived by the students. In fact only 3% imagine that those who visit personal profiles are strangers.

L’indulto salva-Berlusconi è una mazzata alla lotta contro la corruzione

carceriMassimo Ragnedda (Tiscali) L’indulto salva-Berlusconi è una mazzata alla lotta contro la corruzione. E non solo perchè, ancora una volta, un condannato in via definitiva per aver truffato il fisco (ovvero tutti noi) potrebbe farla franca, ma perchè, oltre a lui, potrebbero farla franca quasi una cinquantina tra deputati e senatori e qualche centinaio tra consiglieri regionali e provinciali. Tanti sono infatti i parlamentari e consiglieri vari coinvolti in inchieste e processi che potrebbero usufruire dell’indulto salva Berlusconi. Questo non fa che aumentare la consapevolezza che i ricchi, i potenti e i colletti bianchi la fanno sempre franca.

So già che qualcuno obietterà che questo provvedimento, voluto e imposto da Napolitano, serve per svuotare le carceri. So già che qualcuno dirà: se non si interviene subito l’Europa (è sempre colpa dell’Europa) ci condannerà per il nostro sistema carcerario. Questa, ovviamente, è la versione ufficiale, quella che i dirigenti del PDL ci dicono, mentendo come hanno fatto in tutti questi anni quando approvavano le varie leggi ad personam pur di salvare il loro padrone, e i dirigenti del PD ripetono, cercando di salvarsi la faccia di fronte ai propri elettori. Ma non siamo ingenui. Non siamo nati ieri. In fondo, non siamo così stupidi come ci ritengono. Diciamo che un minimo di malizia l’abbiamo conservata; il minimo indispensabile per capire che questo è il prezzo che Napolitano e Letta devono pagare pur di tenere in piedi questo governo imposto dalla Troika. Questo è l’accordo, come tanti ve ne sono stati in questi anni, per salvare Berlusconi. Napolitano salverà la faccia di fronte alla Troika e Letta potrà guidare il semestre europeo.

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