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Autore: mragnedda Pagina 12 di 34

Onore alle donne curde

donne curdeNon hanno scelta. Non hanno scampo. Vorrebbero continuare a vivere da donne libere. Sono le donne curde. Nel Kurdistan siriano, dove vivono in una società laica e dove la donna gioca un ruolo cruciale nella vita pubblica, difendono con poche armi quel fazzoletto di terra. Alcune di loro si vestono come le donne occidentali, ballerine e jeans. Ma hanno in mano il kalashnikov. Fanno parte dell’YPG (Unità di protezione popolare) e provano a fermare l’avanzata di quei tagliagole islamisti che l’Occidente ha armato, finanziato e addestrato. Donne lasciate sole dall’Occidente mentre provano a respingere l’ultima creatura delle petromonarchie e dell’Occidente. Sono sole sul fronte a morire. Imbracciano il fucile in una disperata difesa dell’enclave curda. Qualche fucile contro i missili e le armi pesanti dei barbari dell’ISIL. L’Isil non nasce dal niente, non è nato in un giorno, ma grazie ai finanziamenti sauditi e del Qatar e grazie al sostegno francese, inglese e statunitense. Abbiamo addestrato e armato barbari giunti in Siria da ogni angolo del mondo per combattere Assad e che, purtroppo, distruggeranno quel poco di laico che è rimasto in Medio Oriente. E ora l’Occidente temporeggia ad aiutare le donne e gli uomini curdi in Siria. Temporeggia per non indispettire la Turchia fedele alleato statunitense e membro della NATO. Erdogan, il fascista Erdogan, si spinge ad affermare che ISIL e PKK sono la stessa cosa, quando i primi combattono per privare la libertà degli altri e i secondi per difendere la propria libertà. Temporeggia l’Occidente ad aiutare i curdi, mentre le donne e gli uomini dell’Unità per la Protezione del Popolo’ (Ypg) provano disperatamente a difendersi con le poche armi che hanno. Ma sarà un bagno di sangue. È già un bagno di sangue. A loro non resta che resistere. Resistere, resistere, resistere. Onore alle donne curde. Onore a chi combatte per la libertà.

“Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori!”

victor jara“Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori!” Sono passati  41 anni da quando il legittimo presidente cileno Salvador Allende pronunciò questo discorso. Il suo ultimo discorso da presidente. Il suo ultimo discorso da uomo. Morì quello stesso giorno e con lui morì la democrazia. Con Allende morirono decine di migliaia di persone, uccise dalla ferocia del dittatore Pinochet. Sono passati 41 anni da quell’infausto 11 Settembre del 1973. 41 lunghi anni da quando il generale Pinochet, spinto e sostenuto dagli Stati Uniti di Nixon e Kissinger (poi insignito del premio Nobel per la pace!), destituì un presidente amato dal popolo, ma non dagli USA.  L’11 settembre del 1973 è uno dei giorni più bui del ‘900. Un giorno che ha cambiato, per sempre, la storia del Cile, dell’America Latina e del mondo intero. Un giorno che non può essere dimenticato. Iniziò quel giorno una sanguinosa dittatura che durò 17 anni. La colpa di Allende è stata quella di aver iniziato un percorso di riforma che comprendeva la nazionalizzazione di alcune grandi imprese (cosa che gli USA non potevano tollerare), un programma per la distribuzione gratuita di latte per i bambini e la riforma del sistema sanitario con l’obiettivo di estendere la sanità a tutte e tutti i cittadini cileni e non solo ai più abbienti. Principi, ancora oggi, intollerabili per gli Stati Uniti (si vedano i tre falliti golpe contro il Venezuela di Chavez).

Theorizing Digital Divides. MECCSA

meccsa_logoGlenn W. Muschert and I are proposing a panel on “Theorizing Digital Divides” for the Media, Communication and Cultural Studies Association (MECCSA) conference that will be hold at Northumbria University (Newcastle upon Tyne, UK), in January 2015.

We plan to propose one or more panel session(s) at MECCSA on the topic of “Theorizing Digital Divides,” which we intend to use as point(s) of departure for an edited volume on the same topic. The intention is to create panels as an opportunity for colleagues to present their papers, and of course to have the opportunity to meet in person. We intend the panel(s) not merely as sets of talks with limited interaction among panelists, but rather as interactive opportunities for us to examine our common theme. The aim is to promote lively dialogue among experts, and to offer a venue for fruitful and satisfying discussion of how we theorize digital divides. Each session is 90 minutes, and in order to increase the interaction with the audience, we will make every attempt to limit the number of participants for each session. The final number of sessions will depend on the number of participant, and we will try to avoid parallel session in order to increase the interactivity and the discussion. As we mention, we also plan an edited volume on the topic of Theorizing Digital Divides, and we anticipate the conference sessions on this theme as a point of departure for that project.

L’impunità di Israele. Perché ad Israele tutto è permesso?

gaz“Da dove viene l’impunità che permette a Israele di portare avanti la mattanza a Gaza?” Se lo chiede, sono sue le parole, Eduardo Galeano, una delle personalità più autorevoli e stimate della letteratura latinoamericana. Ce lo chiediamo un po’ tutti, visto il massacro di civili innocenti nella Striscia di Gaza. Massacro che va avanti da settimane e che ha ucciso, sinora, migliaia di persone, la stragrande maggioranza delle quali, secondo l’ONU, sono civili innocenti. Israele bombarda indiscriminatamente centri abitati che, ricordo, sono i più popolati al mondo, incurante del fatto che sotto quei tetti vivono decine e decine di persone, donne e bambini innocenti che non sanno e non possono fuggire.

Chi ha regalato ad Israele, si chiede sempre Galeano, il diritto di negare i diritti di altri? Chi ha dato ad Israele il diritto di massacrare donne e bambini, non rispettare le risoluzioni ONU (sono più di 60 le risoluzioni ONU mai rispettate da Israele), occupare illegalmente territori che di diritto aspettano ad altri (dal Golan che appartiene alla Siria, alla Cisgiordania che appartiene alla Palestina) e lanciare su centri abitati bombe al fosforo bianco proibite dalla Convenzione di Ginevra? Chi ha dato ad Israele il diritto di uccidere, impunemente, centinai di bambini e mutilarne migliaia? Chi ha dato ad Israele il diritto di chiudere nella prigione della Striscia di gaza 1,8 milioni di persone? Chi può concedere questo diritto? Bombardare scuole dell’ONU, bombardare ospedali, bombardare l’unica stazione che rifornisce energia elettrica al popolo di Gaza: chi può autorizzare questa mattanza? Chi mai può concedere questo diritto? Chi mai può arrogarsi questo diritto di negare ad un intero popolo il diritto di esistere? Il fatto che in passato gli ebrei siano stati perseguitati non è un lascia passare per tutti i crimini futuri. Perché ad Israele tutto è permesso?

Israele rade al suolo un centro per l’infanzia “italiano”. Questa non è lotta al terrorismo, è un crimine

vento di terraMassimo Ragnedda (Tiscali) Lo definivano un’oasi di pace a difesa dei diritti dell’infanzia, nel villaggio beduino di Um al Nasser, dentro la Striscia di Gaza. Era un centro di eccellenza sia per quanto riguarda la metodologia educatica e sia per la sua architettura bio climatica.

 

Il centro per l’infanzia “La Terra dei Bambini” raso al suolo, assieme a migliaia di altre case di civili, ospitava un asilo con 130 bambini e un ambulatorio pediatrico. Era stato costruito grazie all’impegno della Ong italiana Vento di Terra e da altre sigle della cooperazione italiana. Un modo per portare la pace e dare un concreto aiuto ai molti, troppi bambini che soffrono l’embargo israeliano e che vivono in condizioni disumane. Una goccia in un oceano di disperazione e desolazione, ma pur sempre un aiuto concreto e lodevole. Un centro di eccellenza visitato anche dalla Presidente della Camera Laura Boldrini lo scorso 16 Gennaio. Ora di questo centro non restano che macerie. Assieme alla Terra dei Bambini, Israele ha anche raso al suolo e distrutto la nuova mensa comunitaria, inaugurata pochi mesi fa e che dava da mangiare ai bambini poveri del villaggio. Non erano obiettivi militari, non nascondevano i combattenti di Hamas e da qui non sono mai partiti lanci di missili contro lo Stato di Israele.

A Gaza l’80% dei morti sono civili. Un dato intollerabile

gaza 2Massimo Ragnedda (Tiscali)

La cosa che più colpisce nei bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza è il numero delle vittime civili. Secondo dati dell’ONU ben l’80% dei morti sotto le bombe israeliane erano civili innocenti. Un dato veramente impressionante e che non può lasciare indifferenti. Questo significa che ogni 10 persone assassinate da Israele solo 2 erano target militari. Non si può sparare nel mucchio con la speranza di colpire qualche terrorista. È un po’ come se lo Stato che dà la caccia a dei criminali sparasse in mezzo alla folla con la speranza di uccidere, tra gli altri, qualche colpevole. Altro dato agghiacciante è che il 20% delle vittime erano bambini, l’essenza stessa dell’innocenza, mentre due terzi dei feriti sono donne e minori. Come si può tollerare tutto questo? Come si può rimanere indifferenti dinanzi a questi crimini?

L’ISIS crea il califfato ma gli USA continuano ad armarli

184_isisMassimo Ragnedda (Tiscali) I terroristi dell’ISIS (Islamic State of Iraq and Syria) hanno appena proclamato la nascita di un califfato musulmano e il suo leader è Abu Bakr al Baghdadi, l’attuale capo dell’ISIS. Ma questa, per chi analizza le vicende del Medio Oriente, non è di certo una sorpresa. Anzi, è la conferma di quanto andiamo dicendo da tre anni a questa parte, da quando la “rivoluzione siriana” ha avuto inizio. Una rivoluzione nata per chiedere maggiori diritti, ma che si è subito trasformata in una guerra santa per creare un califfato che andasse ben al di là dei confini imposti dalle potenze coloniali europee (Inghilterra e Francia) dopo la prima guerra mondiale. E non è un caso che l’annuncio della formazione di questo califfato, che ora controlla un territorio con circa 12 milioni di persone, sia avvenuto all’indomani del centesimo anniversario dell’inizio della Prima Guerra Mondiale. Fu infatti a seguito di quella guerra e con la scomparsa dell’impero Ottomano che i confini del Medio Oriente furono artificialmente creati e imposti. Ora il califfato ha annullato questi confini, abbattuto le barriere che separavano due paesi un tempo laici (Iraq e Siria) e ha creato un califfato che controlla diverse città importanti come Mosul (Iraq) parte di Aleppo (Siria) Rutba (Iraq) i sobborghi di Dayr az Zor (Siria). Un’area molto vasta guidata da fondamentalisti islamici e che mira a conquistare (cosa per ora impensabile) la Giordania (l’ISIS ha già conquistato alcuni territorio proprio a ridosso del confine giordano) e il Libano (da tempo sotto attacco dei terroristi dell’ISIS).

I tre coloni scomparsi e la punizione collettiva

picMassimo Ragnedda (Tiscali) La scomparsa dei tre coloni ebrei (secondo Israele sarebbero stati sequestrati da Hamas) avvenuta il 12 Giugno nei territori occupati, ha dato il via ad una massiccia operazione militare che ha assunto i contorni di una enorme punizione collettiva. Israele, sia chiaro, non ha solo il diritto di cercare i tre ragazzi scomparsi, ma ha anche il dovere di farlo. Ogni Stato ha il dovere di proteggere i propri cittadini e, come in questo caso, fare di tutto per provare a riportarli sani e salvi. Ma questo, sia altrettanto chiaro, non deve avvenire violando il diritto internazionale e facendo pagare a tutti le colpe di alcuni. È un po’ la differenza tra legittima difesa ed eccesso di legittima difesa. Motivo per cui, la punizione collettiva è proibita dall’articolo 33 della convenzione di Ginevra.

Radio Broadcasting in Fascist Italy: Between Censorship, Total Control, Jazz and Futurism

9781472512482

Massimo Ragnedda (2014), Radio Broadcasting in Fascist Italy: Between Censorship, Total Control, Jazz and Futurism, in Feldman, M., Mead, H., Tonning, E. (eds) Broadcasting in the Modernist Era, Bloomsbury, London., pp. 195-211

“The rise of totalitarianism in the twentieth century was closely linked to technological modernity and the formation of a mass society. The role of the radio in these developments was central. As Philip Cannistraro argued as long ago as 1972, ‘it is no accident that the birth of the totalitarian state coincided with the appearance of the modern techniques of mass communications’ (1972: 127).
Despite the complex parentage of both these quintessentially modern phenomena, the most recognizable mass communication device and earliest totalitarian state were in fact both born in Italy: Marconi invented the wireless in 1897 and, 26 years later, the Italian journalist Giovanni Amendola described Mussolini’s Italy as an experiment in ‘totalitarianismo’. Following the passage of the 1923 Acerbo Law, Mussolini had granted a broadcasting monopoly to the first Italian radio company, Unione Radiofonica Italiana, and in 1925 appropriated the term ‘totalitarianism’ to describe his dictatorship of the Fascist PNF party and interwar Italy: ‘Our formula is this: everything within the state, nothing outside the state, no one against the state’ (Mussolini in Milan; cited in Roberts 2006: 272).”

As Friedrich and Brzezinski claimed more than 50 years ago in their landmark study Totalitarian Dictatorship and Autocracy (1956), recognizable attributes of totalitarianism include the state claiming unchallenged supremacy in ideology and party politics; dictatorial leadership and ‘terror’; and total control of national communications, economics as well as law and order (e.g. military, police and both paramilitary units, like the Squadristi, and secret police, such as the OVRA). […]

 

Censorship and media ownership in Italy in the Era of Berlusconi

globalmediaMassimo Ragnedda: Censorship and media ownership in Italy in the Era of Berlusconi
GMJ: Mediterranean Edition 9(1) Spring 2014, pp. 13 – 26

What we can learn about media ownership and political discourse in general through the lens of the Italian media system? The article looks at the rise of Berlusconi’s media empire and its impact on the country’s people, ethics and customs. The new deal inaugurated in Italy since  1994 when Berlusconi won his first political election, is well known as “Berlusconismo”.  This new system is a sort of political, cultural and economic regime in Italy, wedding a  populist and neoliberal regime. The aim is to see how it is possible to combine censorship and  democracy using as example Berlusconi’s contemporary regime. The article proposes a  classification of seven different types of censorship observed during Berlusconi’s  governments. Some of these forms are directly linked to the totalitarian censorship, while
others are emerging in a new form in a democratic system. This mix of old and new forms of  censorship are typical of ‘Berlusconismo’.

[Download the full article here]

 

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