Petizione contro il Decreto Legge n. 112 del 25 giugno 2008

Il Decreto Legge 112/08, recentemente approvato dal Consiglio dei Ministri, prevede estensivi tagli alle risorse dell’Università e rende sempre meno attraente la carriera accademica in Italia sia ai molti giovani di talento sulla cui formazione l’Italia investe ogni anno, sia ai giovani formati all’estero. Il decreto taglia i finanziamenti, riduce al 20% il turnover del personale, prevede una privatizzazione (con meccanismi non chiari basati sulle Fondazioni) di alcuni dei comparti dell’università e taglia gli stipendi dei docenti. Quest’ultima riduzione si realizza rendendo triennali gli scatti biennali delle retribuzioni dei docenti. Gli aumenti biennali rappresentano la normale prosecuzione della carriera dei docenti universitari e come tali fanno parte a pieno titolo della retribuzione. Essi infatti derivano dalla scelta del legislatore degli anni ’80 di retribuire ragionevolmente un professore soltanto a fine carriera, diminuendo a ritroso tale retribuzione per i professori giovani. I professori italiani guadagnano molto poco all’inizio della carriera e ciò è macroscopico per i ricercatori universitari, che costituiscono il primo gradino della carriera dei professori. Il taglio degli scatti biennali senza una adeguata compensazione (per ora non prevista) in termini di aumento degli stipendi dei giovani accademici e il rallentamento della progressione di carriera (associata alla limitazione del turnover) si traducono in una pesantissima penalizzazione economica per coloro che sono strutturati da un periodo limitato o che si stanno affacciando ora alla carriera accademica.

La riduzione stipendiale che risulterebbe dalla norma in questione ammonterebbe a fine carriera a circa 16000 euro lordi annui per il professore ordinario, 11000 per l’associato, 7000 per il ricercatore. E naturalmente una equivalente perdita ci sarebbe anche sulle rispettive pensioni e liquidazioni.

Tutto ciò si aggiunge alla costante diminuzione dei fondi pubblici dedicati al finanziamento della ricerca di base, alle sempre più fatiscenti strutture universitarie che rendono arduo per un giovane fare ricerca di qualità nell’accademia italiana. Sembra assurdo che un paese che lamenta la “fuga dei suoi migliori cervelli” segua strade che rendono di fatto impraticabile una carriera come ricercatore nel paese stesso. Se la carriera accademica perde di attrattiva è ovvio che saranno proprio _gli studenti migliori_ a scegliere vie alternative. Ricordiamo che già ora i docenti universitari italiani sono retribuiti meno che in altri paesi europei, che il divario con gli stipendi dei paesi limitrofi è costantemente cresciuto negli ultimi anni e che la diminuzione di stipendi e fondi per la ricerca hanno motivato una crescita del numero di giovani che si recano all’estero per iniziare la propria carriera.

Chiediamo l’appoggio di tutti gli accademici, giovani e non, come anche degli studenti, degli studenti di dottorato, degli assegnisti e postdoc e del personale precario al fine di creare un coordinamento di giovani accademici che si possa interfacciare con il ministro e proporre una visione diversa dell’Università.

  • Riteniamo che la diminuzione degli stipendi e la drastica riduzione del turnover non siano una soluzione al problema dei costi eccessivi del sistema universitario. Occorre semmai individuare gli sprechi nella gestione dell’università e intervenire con una razionalizzazione delle spese, con la separazione tra costi del sistema universitario e del sistema sanitario nazionale, con il contenimento al minimo delle consulenze esterne. Ai giovani migliori deve essere garantita nel tempo la possibilità di accedere alla carriera accademica, di poter sviluppare linee di ricerca innovative e autonome, e la crescita professionale (con avanzamenti di carriera) per i meritevoli.
  • Chiediamo che vengano progettati meccanismi di incentivazione (anziché tagli stipendiali) per premiare il merito (inteso sia come eccellenza dei risultati di ricerca, visibilità internazionale, impegno nelle attivita’ istituzionali e didattiche, che come capacità di attirare fondi internazionali, nazionali e locali attorno ad idee innovative). Vediamo come positivo l’avvio dei lavori per una valutazione periodica del sistema universitario. Chiediamo che il governo si ponga come obiettivo non tanto il risparmio a tutti i costi, quanto piuttosto la maggiore efficienza dell’istituzione universitaria.
  • Chiediamo che il Ministro si adoperi per far comprendere al Parlamento l’importanza della ricerca scientifica per la crescita economica di un paese, oltre che culturale, l’importanza di attrarre forze giovani alla ricerca e di metterle in condizione di poter lavorare bene. Questo significa prevedere fondi per la ricerca di base e applicata che consentano ai giovani di confrontarsi con i ricercatori del settore in un contesto internazionale (con fondi esplicitamente dedicati alla mobilità e a visite in centri di eccellenza esteri e nel contempo con meccanismi per attrarre persone meritevoli dall’estero). È anche fondamentale prevedere fondi certi per la ricerca di base che permettano ai ricercatori di poter presentare i propri lavori alla comunità scientifica di riferimento, ai giovani di essere coinvolti nella ricerca accademica (con un aumento del numero di borse di dottorato e di assegni di ricerca) e a tutte le persone che vengono ad essere attratte in università di poter avere gli strumenti (fondi, strumentazione, laboratori) necessari per poter fare ricerca di qualità in un contesto internazionale. Solo in questo modo si potrà fare buon uso delle molte risorse di grande valore già presenti in accademia e si potranno attrarre nuove persone scegliendole tra i migliori.

Il Coordinamento Giovani Accademici

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